14 marzo 2014

INTERVISTA | Max Ferrigno: “Ho uno spirito che si nutre dei ricordi dell’infanzia”

Il 14 febbraio 2014 si è conclusa The Surreal Parade, la retrospettiva di Max Ferrigno. Carrara ha ospitato il pop surrealism più adolescenziale, un filo che unisce il ricordo di un’età trascorsa che si continua a rispecchiare nella pelle diafana di un Giappone che spalanca gli occhi di fronte all’occidente esaltato ed esasperato. Palazzo Binelli, la sede della Cassa di Risparmio della città Toscana ha aperto le sue stanze a un’arte forte con un impatto cromatico iridescente, in cui l’infanzia è scandagliata pezzo per pezzo ed è presentata come un continuum esistenziale, una dichiarazione freudiana in cui non si trovano soluzioni e possibilità di crescita: l’arte dell’artista di Casale Monferrato rimane ferma all’adolescenza, incapace di crescere se questo significa negare la capacità di guardare con stupore e di emozionarsi. Questa è la forza di quest’espressione artistica: la volontà di provare e di sentire. Nulla scivola sullo spirito dell’infanzia che riesce ad accendersi come i colori di Max Ferrigno.


• Carrara si apre al pop surrelism con una tua personale che è una retrospettiva del tuo percorso di ricerca in questa corrente artistica, quali sono gli spunti che hanno caratterizzato la tua ricerca fino a ora?
Dal giorno in cui si è creata una frattura nella mia vita, ovvero quando vidi per la prima volta le opere di Murakami, ho cominciato a costruire, nella mia mente, un rifugio nel quale rinchiudermi per poter rielaborare la mia realtà. È da questo mondo meraviglioso che racconto le storie presenti nei miei lavori. Questo rifugio è un laboratorio nel quale resuscito tutto ciò che mantiene vivo il mio spirito. Uno spirito che vibra e si nutre dei ricordi d’infanzia, di tutto ciò che è rosa e profumato, di tutto ciò che è grottescamente e "goticamente" fanciullesco. I primi spunti li ho avuti disseppellendo sensazioni dal cimitero dei ricordi e rianimandoli tali e quali dando vita, così, a una prima collezione. Compreso che questa era la strada ho iniziato a rielaborare quest’idea e ho cercato di plasmare le "creature" dandogli, anche, qualcosa di mio. Il passo successivo, quando non mi bastò più ripescare nel cesto dei ricordi, fu quello di guardarmi attorno, nella vostra realtà, per capire cosa mi potesse ricollegare a quelle vibrazioni. Ora sono pronto per continuare quest’esplorazione.


• Se dovessi scegliere una modella reale, e la dovessi trasformare in un personaggio grottesco e forzato come Mark Ryden fece con Christina Ricci, chi sarebbe la tua musa? E quali peculiarità sceglieresti di evidenziare?
Le mie vere muse rimangono le eroine del mondo dei cartoons e oggi potrebbero essere rappresentate dalla categoria delle cosplayers. Il mio interesse si volge anche al mondo del cinema ma guardando più al personaggio interpretato che all’attrice stessa. Se potessi scegliere, invece, una modella reale credo che penserei soprattutto a Kato.


• In una tua precedente mostra personale a Torino: Benvenuti al Circo Massimo, hai rappresentato personaggi che fanno parte della nostra cultura cinematografica, mentre sei tornato all'iconografia dei manga con il tema Eros & Thanatos, quali sono gli stimoli artistici che ti frullano in testa e che finiranno sulle tue tele?
Dopo lo show di Roma con Bolcato avevo in mente un determinato mondo da esplorare ma, come spesso capita, l’esperienza di un viaggio a Singapore mi ha fatto cambiare idea. Il mio amore per l’oriente si è rifatto vivo più forte che mai ed è quello il viaggio che intraprenderò. Per raccontarlo, riallacciandomi alle domande precedenti, ho scoperto un microcosmo dove impazzano le giuste muse che interpretano a meraviglia l’astrattismo di quello che possono essere le mie vibrazioni per i paesi asiatici. È alle Scene Queens che rivolgerò le mie attenzioni, un immaginario che mi affascina.


• Se potessi scegliere di strutturare una collettiva che racconti al meglio l'idea del Pop Surrealism italiano quali nomi sceglieresti?
Ecco come farsi dei nemici: rispondendo a una domanda come questa. Be’, allargherei la cosa inglobando anche il neo pop. Partirei dai mostri sacri come Max Papeschi e Veneziano per arrivare alle nuove scoperte come Selena Leardini e Stefano Gentile, che ammiro particolarmente. Ci sarebbero, sicuramente, figure che ormai sono fondamentali per questa realtà, anche a livello internazionale, quali Caraceni e Cermaria, Ania Tomicka, Erica Calardo, Dilka, Petrangeli, Tarascio, Marco Rea, Guidarini, Angelo Barile, Domenico Pellegrino avrebbero sicuramente un posto d’onore. E se potessi inviterei due artisti che mi stimolano molto: Tomoko e Giovanni Motta. Trovo le opere di Tomoko coinvolgenti, vive, vibranti. Il lavoro di Motta è semplicemente una porta dimensionale che vorrei varcare. Devo farmi raccontare direttamente da lui come fare, anche per scappare quando si faranno vive le persone che potrei dimenticare di chiamare per un allestimento tanto meraviglioso.


Link di riferimento:  www.maxferrigno.com


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