25 aprile 2014

INTERVISTA | Daniela Tieni: “Pensando alla complessità”

Capace di sporcarsi le mani in una poetica individuale, Daniela Tieni è uscita dai cardini puramente tecnici che la formazione accademica le ha dato.
In Manon Lescaut di Abbé Prevost, edito da Eli Readers, l’illustratrice romana puntualizza in modo pragmatico il suo tratto delicato: il colore s’impasta e diventa parte dello stesso contorno dando una consistenza che non si perde in un racconto prosastico. Daniela Tieni riesce a mantenere vivo il lirismo nonostante sia sporcato, sovrapposto e mescolato a tecniche diverse come nel lavoro con la fotografa Claudia Toloni. I disegni della Tieni sulle polaroid della Toloni raccolgono un desiderio che non è nostalgico e che riesce a guardare oltre, non cancellando la memoria, ma vivendo un nuovo spazio. Sia nel colore che nel bianco e nero la capacità della Tieni è quella di essere sentimentale in modo concreto e tattile, trasformando le sensazioni in uno sguardo in avanti che mantiene la gentilezza ma è privo di timore.

Il tuo lavoro si sviluppa molto nell’editoria indipendente, hai collaborato all’ultimo numero di Watt, che ha come direttore artistico Maurizio Ceccato, un progetto editoriale che lega racconti inediti specchiandoli a illustrazioni di forte impatto emotivo. Sei stata legata alle parole di Silvia Montemurro: cos’hanno suscitato nella tua immaginazione?
Silvia Montemurro è una giovane scrittrice piena di talento. Sa bene come dosare le parole e come caricare di tensione una storia. Il custode è un testo durissimo. Racconta di una vicenda familiare tremenda, un infanticidio. E lo fa senza sconti, con una scrittura vertiginosa. Ho lavorato pensando alla complessità delle relazioni familiari e ai dolori che viaggiano nascosti in alcuni rapporti, spesso per anni. Con Silvia ci siamo sentite solo a fine lavoro, siamo state entrambe contente di esserci incontrate sulla carta.

Uno dei tuoi ultimi lavori, sempre per un progetto indipendente è 64 Kamasutra, un art book che rinnova la tua collaborazione con la fanzine «Squame». In che posizione ti hanno incastrato?
Francesca (F. Protopapa, art director di «Squame» n.d.r.) mi ha affidato la posizione chiamata “l’unione degli amanti”. È stato divertente.
La poesia e la moda: sembra che nei tuoi lavori per Grazia.it il tuo tratto riesca a essere la congiunzione tra questi due aspetti artistici. Che tipo di approccio hai avuto?
Quello per Grazia.it è stato un lavoro interessante sotto molti punti di vista. Dovevo lavorare su sei illustrazioni che potessero presentare e valorizzare le nuove collezioni di alcuni stilisti. I tagli e le forme degli abiti mi hanno suggerito immagini e composizioni diverse dal solito su cui lavorare: c’è un universo intero che gira attorno alla moda fatto di materiali, architetture, stoffe, forme, accostamenti e sapienza tecnica. Le possibilità creative sono infinite.

Vivi e lavori a Roma, ma come per moltissimi illustratori italiani il tuo lavoro si sviluppa in Francia, come ci si approccia oltralpe ai disegni per la carta?
I miei contatti non sono esclusivamente con l’estero, ma è vero, ho avuto modo di lavorare con i francesi ed è stata un’esperienza positiva. Si è già detto molto riguardo le differenza di mercato tra l’Italia e la Francia. Fuori dall’Italia il lavoro sembra essere più fluido, con un mercato editoriale curioso, vivacissimo e aperto alle novità; qui tutto sembra procedere con più lentezza e fatica, ma è giusto dire che anche noi abbiamo non poche isole felici e che per fortuna esistono editori illuminati che portano avanti con ostinazione importanti progetti culturali.
Link di riferimento: www.fridainnamorata.blogspot.it


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