16 maggio 2014

Ritual, una storia di psicomagia: l’inconscio è un rito da elaborare


Lia è una donna sopraffatta dall’amore dominante di Viktor, tra i due si instaura una relazione che basata dalle turbe infantili della protagonista che non può che generare altri traumi.

Giulia Brazzale e Luca Immesi sono i registi di un amore malato, di una storia che si incentra su pochi protagonisti e li scava fino in profondità, una disperata vicenda che rende i due protagonisti vittime e carnefici di loro stessi in una dipendenza affettiva e fisica che crea un disturbo in entrambe le sfere della loro vita. Lia, interpretata da Desirée Giorgetti, è una donna che non riesce a liberarsi dalla sua dipendenza dal controllo e Viktor, il suo compagno e ricco uomo d’affari, fa derivare la sua passione e il suo amore per Lia dal suo desiderio di controllo. Ivan Franek marca tutta la rabbia del suo personaggio con il suo accento ceco; Viktor è duro, forte, aggressivo e razionale, questa sua smania di controllo sulla sua vita e su quella della sua compagna lo trasformerà in un persecutore, nessuna sua azione sarà veramente razionale, tutto il suo fare sarà solo muoversi verso la distruzione di qualcosa che ha rotto nel momento stesso in cui ha voluto imporre il suo dominio.
Ritual, nelle sale dall’8 maggio 2014, è un racconto lento della storia molto comune di un amore malato, ma che affronta la possibilità di un riscatto, la disperazione che trova una soluzione al di fuori della logica e del raziocinio. Forse tutta la storia si dipana nel sogno con Alejandro Jodorowsky. L’intero film dichiara una soluzione diversa da quella rappresentata dalla razionalità, anzi denota in questa stessa e forzata ricerca della ragione una perdita della capacità reale del superamento delle difficoltà quotidiane. La psicomagia è la base di questa storia: un rituale che aiuta la forza interna a compiere un passo che la mente da sola non può e non riuscirebbe a fare. Ed è Fernando (Jorodowsky) che in sogno aiuta la zia di Lia a trovare una soluzione alle pene della nipote, in un rituale che non sarà rispettato e sarà turbato dall’aggressività di Viktor ma che sarà l’unica valvola di salvezza per Lia, l’unica possibilità fisica di trovare pace al suo male interno.


La regista Giulia Brazzale ha messo a fuoco i suoi studi di psicologia e li ha mescolati alla tradizione veneta, una delle più caratterizzanti della cultura italiana e grazie al supporto del libro La danza della realtà, ha combinato con Luca Immesi una vicenda che cerca la risoluzione nella tradizione antica. I due registi hanno raccontato la storia con una ricerca delle immagini realizzate con la tecnologia Red Epic 5k e accompagnate dalla cadenza musicale elettronica di Moby; hanno mescolato una storia comune quella di un amore ossessionante alla tradizione regionale e alla ricerca di uno studioso e intellettuale come Jodorowsky, che da anni cerca di raccontare come l’essere umano ha bisogno di non vivere dei soli meccanismi razionali di cui si circonda. Brazzale e Immesi hanno raccontato il tutto con una tecnica nuova, come se da questi automatismi tecnologici si potesse trovare un riscatto e come se grazie a questi si potesse raccontare qualcosa di diverso e di antico.


Ritual è un percorso difficile, la decisione di cambiare che comporta le resistenze del caso, ma un iter che riesce a proseguire perché trova delle indicazioni diverse a cui fare riferimento. Un film che inizialmente sarà distribuito solo in quindici copie e che invitiamo a cercare nelle sale di proiezione indipendenti italiane.



Se l'articolo ti è piaciuto, iscriviti ai feed per tenerti sempre aggiornato sui nuovi contenuti del magazine, oppure diventa fan della nostra pagina facebook e seguici su twitter. Se hai la passione per la fotografia non perderti il nostro gruppo su flickr e seguici su instagram.

0 commenti :

Posta un commento

Cosa ne pensi? Hai idee migliori?