13 marzo 2014

INTERVISTA | Anastasia Kurakina: “La mia vita è iniziata quando è iniziata l’arte”

Nel 2013 espone al Centro Culturale Polifunzionale Elsa Morante e presso il Centro Russo di Scienza e Cultura di Roma, e poi a Los Angeles alla Luz De Jesus Gallery nella collettiva Beer is Art. Anasta Kurakina ha solo ventisette anni, ma dopo gli studi all’Accademia di Belle Arti di Roma ha iniziato a percorrere le linee del surrealismo russo tracciate dal contemporaneo Vladimir Kush. I colori della Kurakina sono forti e coinvolgenti ma non si riconducono a un’arte popolare e di immediata comprensione, le sue linee si perdono nelle leggende della steppa, il suo DNA si esprime in colori acidi e sgargianti e tutto ciò che deriva dall’esperienza pittorica del padre e della nonna è la base per un’espressione artistica polimerica in cui l’artista russa riesce a coniugare un surrealismo antico e letterario che ritorna alle favole studiate dal suo conterraneo Propp.


• Nella tua famiglia si è sempre respirata arte, la tua passione è quindi una grande responsabilità, spiegaci cosa significa crescere in una famiglia di artisti.
La vita cambia dal momento in cui sai di certo quello che farai della tua vita. Io ho sempre saputo di dover fare l’artista. I giochi, l’atmosfera, gli amici, gli interessi… tutto era arte. Per me la mia vita è iniziata quando è iniziata l’arte. E l’arte è nata quando è iniziata la vita.


• Come la tua origine russa si dipana sui tuoi quadri?
La drammaticità e la malinconia delle quali è impregnata la cultura russa mi aiutano a creare le mie immagini che trovo nella realtà che mi circonda.


• Nel 2012 hai partecipato alla collettiva Green Blood a cura di Alexandra Mazzanti in cui il tuo Tempo rovesciato si affiancava ai lavori di importanti nomi legati al Pop Surrealism: lo spagnolo Sergio Mora e gli americani Tara McPherson e Travis Louie, cosa ne pensi del movimento che nasce dalle radici del lowbrow?
Questi artisti stanno conquistando un nuovo spazio artistico che era sconosciuto fino a ora. Il bravissimo Travis Louie unisce l’immagine delle persone di cent’anni fa con le facce delle persone di oggi e delle parti dei corpi animaleschi. Una deformazione intenzionale dei volti potrebbe parzialmente rispecchiare la bruttezza della società contemporanea.
Nelle opere di Tara McPherson vediamo un mondo di una donna in ricerca di se stessa. Nei dipinti Safety of Water, Searching for Penguins, Bunny in the Moon, le eroine di McPherson si trovano in uno stato di imponderabilità, tra il cielo e la terra. Degli ombrelli cerimoniali, degli sprazzi d’acqua dalla proboscide, una scorta aerea delle meduse, meduse-cuori, una gita al di sotto delle stalattiti: tutti segni esterni della liberazione spirituale di una donna contemporanea esterna. Le opere di Sergio Mora tendono ad avere degli aspetti sociali. Le lepri che ascoltano il violino del toreodor sono incantati dalla melodia senza capire il vero significato. La mostra è stata organizzata molto bene grazie alla scelta selettiva degli artisti, merito di Alexandra Mazzanti e Tara McPherson.


• Tra i curatori che hanno seguito le tue esposizioni spicca il nome di Achille Bonito Oliva, uno dei capisaldi della critica artistica in Italia, com’è stato lavorare con lui?
Nell’ambito della programmazione di Electronic Art Café, Aperitivo d’Arte a cura di Umberto Scrocca e Achille Bonito Oliva, nel 2011 è stata presentata la mostra della Takewaygallery presso il Wine Bar Camponeschi a Piazza Farnese a Roma. È stata una esposizione di pittura e scultura. Gli artisti partecipanti erano: Giuliano Cardella, Simona Giova, Marco Milia, Alessandro Procaccioli, Sergio Tumminello, Fioreno Zaffina. È stato bello mettermi a confronto con degli altri artisti più grandi di me, che sono stati selezionati dalla Takeawaygallery assieme a Umberto Scrocca e il fondatore della Transavanguardia italiana. Achille Bonito Oliva assieme agli altri curatori ha unito i lavori distinti tecnicamente e concettualmente tra di loro, i quali avevano in comune l’idea dell’armonia compositiva e stilistica, la simbologia nascosta dietro l’apparente semplicità e una forza pittorica espressa diversamente a seconda della tecnica usata.
Posso dire che è stata una bella esperienza aver lavorato con un curatore che ha contribuito nella storia dell’arte italiana.


Link di riferimento: www.artmajeur.com | www.dorothycircusgallery.com | www.takeawaygalleryroma.altervista.org/


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